Il 22 Dicembre a Viterbo, come in tutta Italia, fermiamo la vendita per denunciare come, dopo 4 anni di scadenza dei Contratti, pensano ancora ci accontenteremo di poche briciole.
Nella nostra città, centri commerciali e mega negozi continuano ad inaugurare, l’ultima apertura è di pochi giorni fa, tutti sulla Cassia nord. Si svuota il centro storico per intasare via Garbini e dintorni, tanto da sembrare di essere sul Raccordo.
Chiudono le attività artigianali e di prossimità che hanno dato il volto a questa città, mentre si continuano a dare concessioni commerciali, a prezzi agevolati, nonostante Viterbo abbia la più alta percentuale di metri quadri dedicati alla vendita per abitante.
Se la città soffoca, i lavoratori annegano.
I nuovi assunti nel settore sono per lo più in somministrazione, con contratti di pochi mesi per agenzie esterne, non certo per il marchio commerciale. Non esistono più le tutele dell’art.18, se il datore ci licenzia in modo ingiustificato abbiamo diritto solo ad un rimborso.
Non è migliore la situazione dei “vecchi” assunti, costretti a lavorare fino a 50 ore a settimana, con contratti da 20. Siamo fortunati se, dopo 20 anni di lavoro, arriviamo a 24 ore settimanali.
Non esiste sicurezza, veniamo assunti con il livello più basso per essere poi impiegati in tutte le mansioni, senza formazione, senza conoscere i rischi a cui siamo esposti.
Ci spezzano gli orari, facendoci pranzare in magazzini e spogliatoi fatiscenti, costretti a vivere nel centro commerciale.
Non abbiamo diritto neanche ad ammalarci, il terzo evento è pagato la metà e poi più nulla.
Abbiamo aspettato 4 anni questi rinnovi contrattuali fra pandemia e belle promesse, adesso vogliamo quello che ci spetta.
Orario e stipendi degni che ci permettano di vivere, sicurezza e stabilità.
Abbiamo già iniziato le assemblee nei negozi, per discutere insieme la nostra piattaforma.
Scriviamo noi il Contratto.
Scioperiamo il 22 e tutti i giorni che serviranno.
Confederazione Cobas Viterbo
Luca Paolocci