Non solo i mancati rinnovi contrattuali, sui lavoratori del Commercio pesano anche le varie forme di irregolarità contrattuale. Si parte con il lavoro nero vero e proprio per arrivare a le assunzioni solo formalmente in regola che poi nascondono ore in più svolte e mai pagate, mansioni superiori o appalti e somministrazioni non genuine.
In base ai dati Istat sono più di 300 mila i lavoratori coinvolti, il Commercio è il secondo settore più coinvolto dopo il lavoro domestico. L’11% del totale dell’irregolarità e sfiora il 10% all’interno dell’intero comparto stesso.
La punta dell’iceberg, quella che si vede, comprende tutte le forme legali utilizzate dalle imprese per comprimere il costo del lavoro. Dalle terziarizzazioni delle attività, al ricorso agli appalti che prevedono a loro volta subappalti fino all’adozione di contratti di lavoro costruiti su singole realtà. I cosiddetti contratti “pirata”, tanto che nel Commercio ci sono più di 70 Contratti Nazionali.
A questo si aggiunge il colpevole ritardo dei Contratti di riferimento con una perdita di salario per i lavoratori. Negli ultimi 10 anni il salario medio è diminuito del 3%, mentre negli altri Paesi è aumentato come minimo della stessa percentuale, arrivando fino al 5%.
Non viene più garantita la “vita libera e dignitosa “ prevista dalla Costituzione; l’aumento contrattuale non può essere inferiore a 500 euro mensili e non rateizzabili, tenendo conto i 4 anni di fermo e la validità per i prossimi quattro.
La nostra piattaforma, che porteremo alle aziende e a Confcommercio, affronta il fermo delle assunzioni tramite appalti e agenzie esterne, così come l’abuso di contratti part time.
Abbiamo scioperato il 22 Dicembre è non ci fermeremo finché le aziende non si siederanno al tavolo con noi accettando le nostre richieste.